Il gioviale amanuense così interpola
Ecco come andò la cosa.
Nell’inverno del 1868 io dava ad intendere alla mia famiglia di studiar legge; anzi, per confermarla vie più nell’errore, alla fine di quell’anno mi laureai.
(Olindo Guerrini, Brani di vita)
.
un tabaccaio di qui, ha fatto la stessa cosa. si è laureato per finta in medicina. adesso però fa il volontario della croce verde o rossa o non so di che colore. è abbastanza credibile.
C’è gente che addirirttura riesce a laurearsi per finta? Dovrei provarci pure io. In effetti dove lavoro credevano che fossi laureata (mai detta una stronzata simile, l’avevano deciso loro da soli), quando hanno capito che no temevo mi licenziassero così in tronco.
il bello è che costui, per ingannarli, si è laureato sul serio!
a proposito, vip, Guerrini faceva il bibliotecario.
Harveyz, secondo me un buon libro dovrebbe cominciare sempre così, in modo surreale.
beh a me quest’estate uno mi ha chiesto come faccio a 32 anni a non aver ancora finito l’università e conciliare il tutto con la scrittura e se per caso ho il babbo tanto pieno di soldi da potermi mantenere a vita. Io ho dovuto rispondere che l’università non l’ho mai iniziata e che l’unica cosa che riesco a conciliare sono la scrittura col mio misero lavoro d’ufficio…
ma interpola la danno su capodistria?
(scusate)
per fortuna che la domanda non l’hanno fatta a me, andy :D
telecapodistria, elena. Ho visto le migliori partite di tennis, golf, basket nba e calcio inglese su tele capodistria. Per il calcio inglese commentava un Piccinini giovane e idealista; mica il paracarro di adesso. E poi c’era Ubaldo Scanagatta, l’oppiomane snob che faceva gli svolazzi alla calligrafia impeccabile del signor Rino Tomasi. Per non parlare di Dan Peterson, che un giorno, durante un incontro di Wrestling, si mise a spiegare perché cellar-door fosse la parola inglese dal suono più soave. Cazzo.
cazzo è vero! non m’era proprio passato per la mente. Era una domanda per te quella, cazzo.
secondo me un libro, o un racconto, può iniziare anche da una scritta rossa sul tabellone dell’autostrada
tipo
attenzione, pericolo animali vaganti
Sopravvenne l’autunno, dolce e malinconico, ma i cittadini non si accorgevano della sua venuta. Invadevano le strade e le piazze con inusitato ardire e con crescente energia, ed Evsei credeva sempre più nella loro vittoria e alla realizzazione vicina di una vita tranquilla e felice. Poi sopravvennero le giornate memorabili, truci e meravigliose al tempo stesso. Tutti smisero di lavorare, d’un tratto, come se una stretta potentissima avesse soffocata la vita abituale che per tanto tempo aveva oppresso le genti; tutto rimase sospeso. Gli operai rifiutarono il pane, la luce e l’acqua alla loro sovrana, la città , e per parecchie notti essa rimase nelle tenebre e conobbe i tormenti della sete e della fame. Durante quelle cupe giornate il popolo percorreva le vie, con una gioia infantile negli occhi e vivaci canzoni sulle labbra. Per la prima volta gli era dato di valutare la propria forza, la cui potenza la meravigliava. Capiva il potere che aveva sulla vita sociale ed esultava nel vedere le case mute, le macchine immobili e morte, la polizia disorientata, e umiliata la borghesia sinora così stizzosa. Quelle giornate avevano strappato alle deboli mani di essa la sua terribile potenza, ma le avevano lasciato l’astuzia e la crudeltà . (cap. XII)
qui si latita,
assiduamente.